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Storie di vita

Storie di vita

[...] Mio nonno faceva il pescatore, mio padre faceva il pescatore ed io e mio fratello da quando abbiamo 5 anni siamo sempre sul mare. Ho iniziato a 5 anni sulla barca di mio zio Beli, poi sulla barca più grande di mio zio Biagio uscivamo in mare per più giorni, per pescare più pesce. Poi io ho continuato a vivere di pesca, con questo lavoro, mentre mio fratello ha deciso di fare altro, ma comunque noi il mare lo abbiamo nel sangue. [...]

I pescatori sono figli o nipoti di pescatori, i saperi del mestiere del pescatore vengono tramandati e difficilmente acquisiti per altre vie che non l'esperienza.

Esistono infatti dei gruppi famigliari che si dedicano quasi esclusivamente alla pesca: questo accentua la caratteristica del gruppo sociale chiuso ed omogeneo e per tal motivo difficilmente permeabile al cambiamento attraverso input esterni. La sensazione predominante è che tramite il legame parentale venga veicolato una sorta di rapporto di fiducia circa le conoscenze e la pratica del mestiere di pescatore.

La barca può intendersi come un microcosmo sociale, rappresenta l'unità essenziale, un mondo vero e proprio, per il pescatore e il suo mestiere; come in passato anche oggi le barche, dette "varche", hanno nomi che derivano dalla tradizione religiosa: S. Anna, S. Rocco, S. Cosimo, Ss. Filippo e Giacomo, altri dalla tradizione mitica, Odissea, Ulisse, altri ancora corrispondono ai nomi delle mogli o delle figlie dei proprietari: Chicchina, Maria, Mariantonella, Lina, Raffaella, Nunzio Tarantino, Tina e poi si ha ancora Angelo Azzurro, Sparviero, Stella di Castro. In un'intervista un pescatore ottantacinquenne, ricorda i nomi delle barche che vi erano in passato: Impero, Solferino, Pippona, Curnuta, Aquila, barche che si muovevano con la forza delle braccia o delle vele, acquistate da luoghi lontani, come l'Albania e i porti-cantieri principali d'Italia.   

[...] A casa non c'era tanto spazio per vivere, la famiglia era numerosa e così mio padre decise di portarmi con sé, allora ci trasferivamo con le barche in luoghi più pescosi come Porto Badisco o Otranto, sostavamo lì settimane intere aiutandoci tra di noi e collaborando con i pescatori del luogo, la barca e il mare divenivano la mia casa". [...]

[...] Non è per necessità... è che senza mare io non so stare... il porto è la mia casa e la barca la mia seconda moglie. Quando il mare ti entra nel sangue non è facile farlo andar via, e poi, del resto è questo che so fare meglio. [...]

I pescatori sono gli ultimi eredi che vivono il presente affondando la loro conoscenza nel passato prossimo e remoto, sia pure in maniera del tutto inconscia. Sono i cantastorie che tramandano i racconti ereditati dai padri e dai nonni, e quelli che questi ultimi avevano appreso dagli "antichi", assumendo per verità inconfutabili quel miscuglio di storie che nasce dal mito e dalla realtà, che spesso interagiscono quando si vive e si opera in un contesto diverso da quello quotidiano, qual è appunto il mare con i suoi pericoli, i suoi segreti ed i suoi misteri...

Report di ricerca, Foremare 2010


 5129,    17  Set  2016 ,   Ricerca

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